Frammenti. Otto appuntamenti con la storia locale

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Alla Baldini…Ascoltare, conoscere, curiosare

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Frammenti. Otto appuntamenti con la storia locale

(2018)

Ottavo appuntamento

Venerdì 13 aprile, ore 17.30

Presentazione del volume

La Comunità dei Minori Conventuali di santarcangelo di Romagna di Romagna desunta da documenti d’archivio (Maggioli 2018)

 

Patrizia Bebi, Maria Cristina Maggioli, Silvano Beretta

La pubblicazione – resa possibile dalla disponibilità dell’editore Maggioli, in questo caso in veste di stampatore – è il frutto di un antico incarico affidato dall’Amministrazione comunale di Santarcangelo a Patrizia Bebi, Cristina Maggioli e Silvano Beretta, volto a ricercare e studiare la storia della comunità del Minori Conventuali e della chiesa di San Francesco di Santarcangelo, sostanzialmente attraverso l’esame e lo spoglio dei documenti custoditi nel fondo delle Congregazioni Religiose soppresse, depositato presso l’Archivio di Stato di Rimini. Non si tratta quindi di una “storia organica ed esaustiva” di questa presenza francescana nella nostra città, ma dell’illustrazione dei frammenti e dei documenti archivistici più significativi legati a detta presenza, abbracciando un arco di tempo che va dalla fine del 1300 all’epoca napoleonica.
L’attenzione delle ricercatrici e del ricercatore si è incentrata in particolare su due punti:
1)la storia del Convento come organismo a sé stante, fondato su una propria gerarchia interna e inserito in un contesto storico-sociale ben definito con cui talvolta entra in contrasto, ma di cui costituisce certamente un elemento non marginale;
2) il patrimonio artistico ed i vari interventi di modifica e restauro della chiesa e del Convento che si susseguono nei circa cinque secoli analizzati.
Si tratta di un lavoro di ricerca prezioso, pur se essenzialmente di carattere archivistico, perché pone solide basi per ogni futura storia organica di questa comunità conventuale e contribuisce quindi in maniera fondamentale alla conoscenza di una parte ancora poco esplorata della storia di Santarcangelo.

 

 

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EVENTI PASSATI

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Primo appuntamento

Venerdì 16 febbraio, ore 17.30

Presentazione del volume

di Angelo Turchini, Mirko Orioli, Marco Viroli, Paola Novara, Cristina Castellari

La Romagna dei castelli e delle rocche  (Il Ponte vecchio, 2017)

Interverranno: Angelo Turchini, Mirko Orioli

Dialogherà con gli autori: Marzio Casalini  (editore)

Nella Romagna tra Medievo ed Evo Moderno è ovunque in atto una lotta per la sopravvivenza e per il dominio e ovunque perciò fioriscono strutture di difesa e di offesa. Così avviene lungo l’Appennino, ove rocche e castelli paiono dare nuovo slancio all’aguzzo delle cime, così su meschini rilievi, come a Cesena o a Santarcangelo, oppure nella piena pianura, ove rocche e castelli si acquattano minacciosi a strettissimo contatto con i dominati (a Imola, a Faenza, a Forlì, a Forlimpopoli, a Rimini, a Ravenna, a Lugo…): bastioni potentissimi a garanzia di un potere inestirpabile.
Ricostruendone le vicende, il libro diviene una storia della Romagna sotto la specie degli incastellamenti: passano nelle sue pagine figure memorabili; rivivono le ambizioni degli uomini che abitarono quelle torri e quei masti; si celebra l’eroismo di donne di ardente sorprendente coraggio, protagoniste di una Romagna appassionata e corrusca; si rievocano le sofferenze delle popolazioni, la prepotenza dei signori, le tecniche della guerra, gli afrori delle ambizioni umane, infine gli amori che pure fiorirono in sale costruite per altro che per l’abbandono alle tenerezze dei sentimenti.
Agli autori del libro appunto questo l’Editore ha chiesto: assumere le rocche e i castelli non solo e non tanto per la loro struttura architettonica e per il loro possibile valore turistico, ma soprattutto per quel che significarono nella storia, anche personale, di quanti vi abitarono, per le vicende che determinarono e per il peso che vi ebbero: dunque, una storia di cuori, di menti, di caratteri e di destini prima che di pietre e di forme, così da costruire un libro unico, sia per la vastità della ricerca, sia e in particolare perché storia di donne, di uomini, di città dentro la loro rocca
” [dalla presentazione di Eraldo Baldini].

 

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Secondo appuntamento

Venerdì 23 febbraio, ore 17.30

Presentazione del volume

di  Ferruccio Farina

Sigismondo Malatesta, 1417-1468. Le imprese, il volto e la fama di un principe del Rinascimento (Maggioli, 2017)

 

Il volume vuole orientare il lettore, digiuno di storia dei Malatesta o specialista, a recuperare un profilo biografico di Sigismondo, principe tra i più celebrati del Rinascimento, al di fuori degli stereotipi in cui, troppo spesso, è stato cristallizzato. Propone una ricostruzione storica della  sua  figura  che vuol prescindere dalla fama che, immeritatamente, l’ha accompagnato per sei secoli e l’ha trasformato da uomo della storia in personaggio della fantasia e della leggenda, che l’ha narrato talvolta come un diavolo capace delle azioni più turpi, talvolta come eroe dalle imprese degne della mitologia antica. Due estremi opposti che traggono origine, diretta o indiretta, per piaggeria cortigiana, per filopapismo, per antipapismo o per inerzia storiografica, da quella fonte straordinaria che è  la pervicace campagna mediatica messa in campo dall’abilissimo papa Pio II, invidioso di lui fino all’inverosimile. Una fonte inquinata, come dimostra il volume, purtroppo potente, che ancor oggi, grazie al sigillo pontificio e al fascino delle contraddizioni che sollecita – lussuria e misticismo, violenza e poesia, eroismo e turpitudine – continua a trovare estimatori.
Certo, Sigismondo non fu né un santo né un beato. Ebbe i vizi e le virtù degli uomini di guerra e di potere dei suoi tempi. Fu violento e implacabile in battaglia, scaltro in politica. Spesso incline agli eccessi. Ma, certamente, non fu neppure il mostro del male come la leggenda di cui Pio fu l’iniziatore, ancora lo racconta. Fu, come tanti, un condottiero valoroso, un principe magnifico, un mecenate generoso, un umanista che si dilettava nel leggere i grandi della classicità e nel comporre versi, che si confrontava con i saggi e sognava splendore. Ma non solo. Del Rinascimento agli albori, in uno dei momenti più rivoluzionari ed esaltanti della civiltà occidentale, fu un protagonista di primo piano, coraggioso e innovatore. A testimoniarlo è la sua più grande impresa: il Tempio Malatestiano.

Il volume è organizzato in quattro sezioni.
Sigismondo Pandolfo Malatesta. Un principe umanista tra storia e leggenda che, del signore di Rimini, traccia il profilo di condottiero e di principe.
Il volto, 1439-1468, galleria di ritratti a lui contemporanei, cen- sita e commentata.
Le imprese: quando e come, cronologia delle sue gesta con note bibliografiche.
La fama: elogi e invettive tra XV e XX secolo, antologia di brani tratti da documenti, cronache, storie e opere di narrativa.

FERRUCCIO FARINA. Si interessa di storia del turismo e di storia della comunicazione per immagini. Su questi temi ha pubblicato, oltre a saggi ed articoli, ventidue volumi monografici con diversi editori tra i quali Fratelli Fabbri, Idea Libri, Maggioli Editore, Federico Motta, Rusconi libri, Panozzo, Silvana editoriale. Docente a contratto di sociologia e storia della comunicazione turistica nel corso di Laurea in Scienza della Comunicazione, facoltà di Sociologia dell’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo” (1998-2013), iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, ha collaborato a trasmissioni della RAI, della RTV della Svizzera italiana e alle pagine culturali de “Il Resto del Carlino” e de “Il Messaggero”. Membro dell’Advisory board di “Rimini Venture 2027. Piano Strategico della città di Rimini” (2008-2011), ha progettato e curato “Balnea.museum, Museo virtuale dei bagni di mare e del turismo balneare” (1997-2015), www.balnea.net. Nel 1980 ha fondato insieme a Pier Giorgio Pasini la rivista “Romagna arte e storia” della quale è direttore responsabile dal 2015.

Gli argomenti che attualmente lo impegnano maggiormente sono il mito di Francesca da Rimini e la storia della famiglia Malatesta. Ha tenuto seminari e organizzato convegni di studio presso Università europee e americane, è coordinatore del “Centro Internazionale di studi Francesca da Rimini” e, dal 2007, cura le “Giornate Internazionali Francesca da Rimini” in collaborazione con UCLA, Center for Medieval and Renaissance Studies (CMRS), che si tengono a Rimini e a Los Angeles. Su Sigismondo Pandolfo Malatesta ha curato, insieme a Pier Giorgio Pasini, la mostra e il catalogo de Il tempio di Sigismon- do: grafica malatestiana fra Rinascimento e Novecento, Rimini, 2000; ha pubblicato alcuni saggi tra i quali Il volto e la fama. Le medaglie di Pisanello e di Matteo de’ Pasti per Sigismon- do Malatesta nei repertori iconografici tra XVI e XVII secolo (Romagna Arte e Storia, n. 103, 2015) e Un papa per nemico. Sigismondo Malatesta, Francesco Filelfo e Pio II tra elogi e invettive (ibid., n. 106, 2016). In corso di pubblicazione BNF Ms. Italien530: an illuminated Commedia of 1411 as a source of adventure, mystery and romantic interpretation, paper in Dante and the Visual Arts: a Summer Symposium, Ucla and the J. Paul Getty Museum, Los Angeles, The Getty Center, 2016.

 

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Terzo appuntamento

Venerdì 2 marzo, ore 17, 30

Presentazione del volume

di  Michele Tombesi

Padre Pasquale Tosi (1835-1898). Primo gesuita romagnolo ad evangelizzare l’Alaska  (pubblicato da Parrocchia SS. Vito e Modesto, 2018)

Dialogherà con l’autore: Ettore Tombesi

Il volume, pubblicato a cura della Parrocchia SS. Vito e Modesto, è il frutto di una approfondita ricerca per la tesi di laurea del dott. Michele Tombesi, giovane riminese che si è facilmente fatto coinvolgere e si è appassionato alle vicende del missionario gesuita sanvitese ed alla sua esperienza, di evangelizzazione ma anche di conoscenza ed approfondimento di nuove e diverse culture: quelle dei popoli indigeni che vivevano nell’Alaska e nelle Montagne Rocciose.

Don Giuseppe Celli, nella prefazione al volume, a tal proposito scrive: “Un libro che continuerà l’evangelizzazione che è stata la passione della intensa vita di padre Pasquale Tosi, che continuerà così ad essere missionario di Cristo nel nostro tempo. Padre Pasquale Tosi va riconosciuto vero collaboratore della nostra fede  e del nostro impegno pastorale tramite la sua testimonianza e la sua intercessione dal Cielo.”

Dialogherà con l’autore Ettore Tombesi.

 

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Quarto appuntamento

Venerdì 9 marzo, ore 17.30

Presentazione del volume

Croci dipinte nelle Marche. Capolavori di arte e di spiritualità dal 13. al 17. secolo (Il lavoro editoriale, 2014)

Relatore Giovanni Venturi (curatore del volume)

Il libro :   “Croci dipinte nelle Marche , dal XIII al XVII secolo, capolavori d’arte e di spiritualità”

Il relatore, arch Giovanni Venturi, così presenta, sinteticamente, il progetto  e le motivazioni che sono state alla base del progetto di ricerca e che hanno portato alla realizzazione del volume Croci dipinte nelle Marche: “L’idea di questo progetto editoriale nasce alcuni anni fa, sospinta dal mio interesse per la pittura, in particolare del ‘300 e ‘400, e dal desiderio di  far conoscere e contribuire alla valorizzazione del variegato patrimonio storico artistico del Montefeltro, in particolare del mio paese natale Macerata Feltria, e di tutta la Regione Marche. (…) Il risultato del progetto è quindi  un  volume d’arte ampiamente illustrato, che attraverso i secoli presi in considerazione ribadisce ancora una volta la ricchezza di un patrimonio culturale e spirituale regionale di cui non sempre finora si è avuta consapevolezza, mostra l’evoluzione iconografica subita anche nella nostra Regione  dell’immagine del Cristo attraverso i secoli ed una distribuzione geografica delle opere che si divide per metà nel nord delle Marche e Montefeltro e l’altra metà nel centro-sud.”

Il relatore illustrerà, nella conferenza, il fenomeno tutto italiano delle croci dipinte e l’evoluzione della relativa iconografia nei secoli; presenterà ed  illustrerà il notevole  patrimonio di queste opere nelle Marche e nel territorio della Valmarecchia con particolare riferimento a quelle della scuola riminese del ‘300 e degli influssi avuti sui territori limitrofi ed artisti successivi (in particolare le opere, citate nel volume,  di Pietro da Rimini e di Jacobello di Bonomo).

 

Giovanni Venturi Laureato in Ingegneria elettronica al Politecnico di Milano, nativo del Montefeltro, ha operato prima come Dirigente della IBM Italia(e Direttore della Filiale di Ancona) e poi come consulente di progetti informatici in  varie regioni d’Italia, dalle Marche all’Emilia Romagna, alla Lombardia.

Da sempre appassionato d’arte, in particolare delle pittura gotica e rinascimentale, ha  coltivato questo interesse visitando mostre e partecipando a convegni ed incontri su temi storico-artistici nel suo peregrinare professionale.

Già Presidente di un club culturale, il Club Falconara, e Vicepresidente degli Amici dei Musei delle Marche, attualmente Presidente del Rotary Club Ancona Conero, da diversi anni ha colto l’esigenza e si è attivato per valorizzare il ricco patrimonio d’arte e di cultura della Regione Marche, in particolare della sua terra d’origine, sia sotto il profilo della sua conoscenza, del suo rapporto fra arte e fede, che di quello della promozione dei suoi territori, veri itinerari museali permanenti.

Tale impegno e passione lo hanno portato a cimentarsi prima in alcuni approfondimenti ed articoli di carattere storico ed artistico locale, a proporre mostre tematiche, a realizzare tour in ambito regionale,  fino a progettare e realizzare il presente progetto editoriale.

 

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Quinto appuntamento

Venerdì 16 marzo, ore 17.30

Presentazione del volume

 

 

Vivere a Rimini negli anni della Belle Epoque. La quotidianità tra progresso, tempo libero, emergenze e politica (Panozzo, 2017)

 

di Davide Bagnaresi

Dialogherà con l’autore:
Paolo Zaghini (bibliotecario, giornalista pubblicista, ricercatore storico)

Il 1900 decretò l’avvio di una serie di progressi sociali, economici, culturali e politici che si diffusero a macchia d’olio in Italia. Fu così anche per Rimini, dove nel primo quindicennio del Novecento nacquero imprese innovative, l’elettricità sostituì il gas, fu fatta la prima telefonata, circolarono le prime automobili e, con esse, si verificarono i primi incidenti. La città, in continuo sviluppo, stava ridefinendo una sua nuova identità, crescevano le occasioni per il tempo libero e il turismo, sorgevano nuovi lussuosi alberghi…

Fu dunque un’epoca bella… ma non per tutti. A fronte dei citati progressi non cessarono le emergenze sanitarie, le esondazioni del Marecchia furono periodiche, così come scioperi e agitazioni.

Questo libro ricostruisce la quotidianità riminese durante la Belle Époque.

Davide Bagnaresi (Rimini, 1977), dottore di ricerca in Storia dei partiti e dei movimenti politici, è assegnista di ricerca presso il Centro di studi avanzati sul turismo dell’Università di Bologna. Per lo stesso Ateneo, presso il Corso di laurea in Economia del turismo (Campus di Rimini), è da diversi anni docente a contratto in Storia dei consumi e delle imprese turistiche. Tra le sue pubblicazioni, La meravigliosa bugia, Firenze, Giuntina, 2016 (con G. Marzi e A. Morri) e Vivere a Rimini negli anni della Grande Guerra: la quotidianità tra bombardamenti, terremoti, fame e profughi, Rimini, Panozzo, 2015.

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Sesto appuntamento

Venerdì 23 marzo, ore 17.30

Presentazione del volume

Savignano: un borgo di Romagna detto sul Rubicone. Note di storia, cronache e dicerie di un millenario luogo di transito e di sosta sulla via Emilia (Il ponte vecchio, 2016)

di Roberto Garattoni

Dialogheranno con l’autore: Gabriele Boselli e Giuseppe Zangoli

Lettura a cura di Attilia Pagliarani

Il sesto appuntamento del ciclo promosso dalla biblioteca Baldini e volto a far meglio conoscere, attraverso la presentazione di  recenti volumi pubblicati, alcuni aspetti della storia locale e del nostro territorio, è dedicato a Savignano sul Rubicone. E’ quasi un “affronto”, ovviamente voluto, parlare di Savignano proprio a Santarcangelo, stante la tradizionale rivalità ed il risaputo antagonismo storicamente esistente tra le due città.

L’autore – Roberto Garattoni – ha accettato la sfida (ed il gioco); ed anzi ha deciso di farsi introdurre e di confrontarsi con due conosciutissimi santarcangiolesi “doc”: Gabriele Boselli, uomo di cultura e di didattica, per tanti anni ispettore scolastico, e Giuseppe (Pino) Zangoli, per tanto tempo presidente (ora “onorario”) della vivacissima e partecipatissima Pro Loco di Santarcangelo. Non solo: ha anche invitato la declamatrice delle poesie dei poeti dialettali santarcangiolesi  Attilia Paglarani a leggere brani del suo volume.

 

ROBERTO GARATTONI (1944) si è laureato in Lettere classiche a Bologna con una tesi su Scuola filologica e tradizione archeologica a Savignano nei secoli XVI-XVIII coi proff. Guido Achille Mansuelli e Gian Carlo Susini. Negli anni ’70, per conto del C.N.R., ha condotto ricerche storiche su S. Giovanni in Galilea,  commissionate dal direttore del Museo Renzi prof. Sergio Foschi. Negli anni ’80, su incarico del Comune di Savignano, ha allestito nelle sale dell’Accademia dei Filopatridi una mostra fotodocumentaria dal titolo Savignanesi della Grande Guerra. Ha collaborato con ricerche d’archivio e foto e documenti inediti alla pubblicazione dello storico Amedeo Montemaggi Savignano ’44. Dal Rubicone a Bologna. Ha contribuito inoltre al saggio di Angela Donati Scienza e ricerca dell’antico fra Sette e Ottocento nel volume Savignano sul Rubicone un castello di Romagna a cura di Angelo Varni. Ha pubblicato occasionalmente articoli relativi a momenti e figure della storia cittadina (Piccole cronache della Grande Guerra; Antonello da Savignano: il pittore e incisore Antonio Moroni fra liberty e classicismo).

Il libro

Dopo un Preambolo semiserio riguardante la nascita occasionale e l’ingrato destino di vita di questo antico abitato, storicamente investito da tutte le milizie e le bande in transito sulla via Emilia, il libro racconta la vicenda di Savignano e della sua gente con particolare attenzione ai documenti cronistici. Un punto di vista e modulo narrativo generalmente trascurato da quegli studiosi che Ludovico Antonio Muratori avrebbe definito “ingegni maggiori”.

In questo ambito, capita all’autore di rivedere e qualche volta anche di sconfessare credenze e tradizioni consolidate (la fantomatica “battaglia” sostenuta dai locali contro Francesco Maria della Rovere), o di cogliere in una nuova luce scoprendo nel loro autentico significato episodi poco considerati (la sanguinosa lotta dei savignanesi per la libertà e per nuovi statuti, in sprezzo perfino delle forche, contro una anacronistica sottomissione feudale).

Sul tutto aleggia o incombe il tema del Rubicone, segno fondante della storia dei luoghi come mitologia del passaggio, anche a dispetto della perdurante contesa sulla sua identità nella topografia moderna; identità, si direbbe, “una e trina” e forse giustamente destinata a rimanere per tutti – savignanesi, riminesi e cesenati – un puro atto di fede.

 

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Settimo appuntamento

Venerdì 6 aprile, ore 17.30

Presentazione del volume

A Rimini il ’68 degli studenti. Storia di un inizio. (Panozzo 2017)

Interviene Fabio Bruschi (curatore del volume)

«In questa ‘storia di un inizio’ prima di tutto viene il luogo, Rimini. Poi il cosa, che è anche il quando, il Sessantotto. Infine il chi, gli studenti, i ragazzi e le ragazze che l’hanno fatto».
Cinquant’anni fa, tra ottobre e novembre 1967, “l’evento Sessantotto” esplode anche a Rimini con grandi scioperi e assemblee cittadine di migliaia di studenti delle superiori: un movimento sorprendentemente forte e precoce in una città di provincia, senza università, che era simultaneamente molto di più – e molto di meno – di una città della solida provincia romagnola.
Perché, nella Rimini “americana” degli anni Sessanta, il ’68 accade prima «e forse più che altrove»?
Il luogo: «Una delle massime concentrazioni al mondo di turismo balneare, intrattenimento e prodotti di consumo dell’industria culturale pop. Rimini era contemporaneamente molto di più – e molto di meno – di una città della solida provincia romagnola».
Il tempo: «Allora il tempo era ancora un tempo unico, un tempo certo: “Le lezioni, nell’anno scolastico 1967-68, avranno inizio il 2 ottobre 1967 e termine il 28 giugno 1968”. Un tempo verticale, vettoriale, significativo: un tempo che aveva delle intenzioni e prometteva un futuro».
Il volume, curato da Fabio Bruschi,  ricerca le caratteristiche del primo anno del movimento nella ricca stratificazione politica, culturale e religiosa della città, nei “caratteri originari” della Rimini degli anni del ‘boom’ e nella generazione figlia di un’Italia giovane e ancora aperta al futuro.
Fabio Bruschi e gli altri autori del libro ricercano le ragioni di questo movimento precoce e intenso nella ricca stratificazione politica, culturale e religiosa della città, nei “caratteri originari” della Rimini del“boom” e nella generazione dei “baby boomers”, in un’Italia giovane e ancora aperta al futuro.

Perché, nella Rimini “americana” degli anni Sessanta, una delle massime concentrazioni al mondo di turismo balneare, intrattenimento e prodotti di consumo dell’industria culturale pop, il ’68 accade prima «e forse più che altrove»?
Dodici saggi raccontano cosa c’era “attorno” al ’68 riminese: la storia, l’urbanistica, i libri, il rock, il cinema, i consumi, l’economia, la religione, il costume, gli intellettuali e, naturalmente, i protagonisti: gli studenti e le studentesse che hanno “fatto” il Sessantotto a Rimini.

«  In questa ‘storia di un inizio’ prima di tutto viene il luogo, Rimini. Poi il cosa, che è anche il quando, il Sessantotto. Infine il chi, gli studenti».

Cinquant’anni fa, sabato 28 ottobre 1967, “l’evento Sessantotto” esplode anche a  Rimini con  grandi scioperi, cortei  e assemblee cittadine di migliaia di studenti delle medie superiori: un movimento – sorprendentemente precoce per una città di provincia – che diventa subito ampio, innovativo, articolato, duraturo.

Perché, nella Rimini “americana” degli anni Sessanta, il ’68 accade prima «e forse più che altrove»?
Il luogo: «Una delle massime concentrazioni al mondo di turismo balneare, intrattenimento e prodotti di consumo dell’industria culturale pop. Rimini era contemporaneamente molto di più – e molto di meno – di una città della solida provincia romagnola».
Il tempo: «Allora il tempo era ancora un tempo unico, un tempo certo: “Le lezioni, nell’anno scolastico 1967-68, avranno inizio il 2 ottobre 1967 e termine il 28 giugno 1968”. Un tempo verticale, vettoriale, significativo: un tempo che aveva delle intenzioni e prometteva un futuro».
Il volume, curato da Fabio Bruschi,  ricerca le caratteristiche del primo anno del movimento nella ricca stratificazione politica, culturale e religiosa della città, nei “caratteri originari” della Rimini degli anni del ‘boom’ e nella generazione figlia di un’Italia giovane e ancora aperta al futuro. Dodici saggi raccontano cosa c’era attorno al ’68 riminese: la cronaca, l’urbanistica, i libri, il rock, il cinema, i consumi, l’economia, la religione, gli intellettuali, e naturalmente i protagonisti:  gli studenti che hanno ‘fatto’ il Sessantotto a Rimini.

 Fabio Bruschi: nota bio-bibliografica

Studi classici al Liceo ‘Giulio Cesare’ di Rimini, laurea in storia e filosofia a Bologna.

Nel  1967/’68 partecipa al movimento degli studenti medi di Rimini. Nel febbraio ’70 fonda il Manifesto a Rimini. Responsabile cultura del  PCI, segretario provinciale ARCI, ideatore  dello ‘Slego’;  a lungo amministratore del Festival di Santarcangelo, direttore di Riccione Teatro e direttore artistico del  TTV e del Premio Riccione per il Teatro. Dopo la riscoperta del dialetto nel contemporaneo organizza il recital ‘La Guèra’ e le rassegne ‘Dieci anni con Raffaello Baldini’ e  ‘Lingue di confine’, che riportano Tullio De Mauro a Santarcangelo. Cura la sezione teatrale della monografia ‘Raffaello Baldini. Essere voce gesto’, Il parlar franco, Pazzini 2016.

Ha curato o partecipato alla realizzazione di diverse mostre sul rapporto tra luoghi ed eventi culturali e artistici, tra cui ‘Ricordando fascinosa Riccione’ (1990), ‘Italo Calvino a Riccione’ (2007), ‘Confini’ (2008), ‘Vittorio Mussolini e il Premio Riccione: la Notte delle Stelle’ (2009);

Ha ideato, curato o prodotto diversi libri sul rapporto tra luoghi ed eventi culturali e artistici, tra cui ‘Pier Vittorio Tondelli, Riccione e la Riviera’ (2005) e ‘Riccione 1939: danzando sull’abisso. Vittorio Mussolini e il Premio Riccione’.

 

 

 

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